Nei primi giorni di settembre l’Autorità Arera aggiornerà, come ogni inizio di mese, le bollette del gas del mese precedente per chi è rimasto nel regime tutelato. La variabile più grande è il prezzo della materia prima e come parametro di riferimento è preso il prezzo medio sul mercato italiano all’ingrosso (Psv) del mese precedente. Per agosto, in base a una stima fatta per il Corriere dall’Unione nazionale consumatori, le tariffe dovrebbero scendere leggermente. A luglio il prezzo medio è stato di 36,818 euro al megawattora, in agosto di 35,646, un calo del 3,2%. (Corriere)
Ma che cosa possiamo aspettarci per l’autunno quando i consumi salgono perché si accendono i riscaldamenti? Posto che l’andamento dei prezzi del gas può cambiare dall’oggi al domani per i fatti geopolitici, c’è un altro fattore che influenza il prezzo del metano: la sua origine. Il gas naturale liquefatto (Gnl) che sta sostituendo il gas russo via tubo e rappresentava fino al 2023 il 40% delle forniture italiane (e della media Ue) costa di più. In base a dati appena pubblicati dal Mase, se il principale fornitore italiano via gasdotto è l’Algeria con 10,9 miliardi di metri cubi(+1,9% sul primo semestre 2024) che hanno coperto un terzo della domanda nazionale da gennaio a giugno, la fonte che cresce di più è il gas liquefatto: con un aumento del 35,9% sullo stesso periodo 2024 ha soddisfatto il 31,2% dei consumi.
Le prospettive, come stima l’Agenzia internazionale dell’energia, sono di un aumento ulteriore in Europa nell’intero 2025 (+25%). E il Gnl costa di più, prima di tutto per motivi «industriali», come spiega Simona Benedettini, ceo e fondatrice della società di consulenza Race consulting: «Il Gnl va liquefatto, trasportato e rigassificato, passaggi che rappresentano un costo. Ma oltre alla logistica ci sono fattori di mercato che ne possono far salire il prezzo e lo rendono più volatile: il Gnl viene portato dove è pagato di più perché non ha una destinazione obbligata come quella del gas via tubo. Poi c’è la dinamica di ogni mercato, fatta dall’incrocio di domanda e offerta. E la domanda sta salendo». E il mercato che offre di più è quello europeo, perché la domanda non scende e dobbiamo dire addio alla Russia. Il prezzo del Ttf di Amsterdam ieri (il contratto di riferimento per l’Europa) per le consegne di settembre ha chiuso a 33,2 euro/MWh, ben più basso dei record del 2022 ma doppio rispetto alla «normalità» pre Covid.
Come cercare di abbassarlo, posto che il Gnl costa di più? «Stipulando contratti a lungo termine con negoziazioni bilaterali — spiega Andrea Paltrinieri, docente all’Università Cattolica di Milano e analista di NatGasWeather — in modo da non essere in balia dei prezzi spot. I contratti con Algeria, Qatar e Mozambico danno stabilità ma quando arrivano i picchi di domanda, e occorre gas marginale, possiamo rivolgerci solo al mercato spot che in questo momento, visto che il Qatar non può aumentare la liquefazione, può arrivare solo dagli Usa». Stati Uniti che sono già diventati il primo fornitore di gas dell’Europa e che proprio ieri hanno registrato il record storico di produzione: 3,1 miliardi di metri cubi in un solo giorno: quanto l’Italia in un anno intero.