Attualità e politica

Delpini: “Milano una città ferita. Il virus occupa tutto e non si riesce a parlare d’altro”

“La città ferita non si lascia descrivere con una sola immagine. Io la vedo come un’orchestra che sta provando: ne vengono rumori dissonanti, pezzi di melodie, suoni sgraziati, passaggi virtuosi. I musicanti stanno provando: presto sarà eseguita la sinfonia”, così l’arcivescovo di Milano Mario Delpini descrive il capoluogo lombardo, stremato da oltre un anno di sacrifici ed emergenza sanitaria. “Io la vedo come una palestra: si praticano esercizi, ma non ci sono gare. Ciascuno pratica il suo sport: corrono, ma non vanno da nessuna parte. Tante solitudini: ciascuno ha cura di sé, si tiene in forma; meglio stare distanti dagli altri. Io la vedo come un organismo molto complesso. Ogni parte deve funzionare perché l’insieme funzioni”, spiega in una lunga intervista al Corriere della Sera.

“Ai cittadini non serve né indulgenza né pretese. Piuttosto buon senso, senso di responsabilità, competenza, pazienza, efficienza. Il rapporto del cittadino con le istituzioni non è quello del cliente che “siccome ha pagato, ha sempre ragione”. Il cittadino non è neppure un bambino a cui si può dire: “Fa’ così, perché te lo dice il papà”. Si deve però dire che l’emergenza può scombinare molte cose”, continua l’arcivescovo.

Delpini ha parlato di emergenza spirituale in alcuni dei suoi interventi: “Intendo lanciare un allarme: se il virus occupa tutti i discorsi non si riesce a parlare d’altro. Quando diremo le parole belle, buone, che svelano il senso delle cose? Se il tempo è tutto dedicato alle cautele, a inseguire le informazioni, quando troveremo il tempo per pensare, per pregare, per coltivare gli affetti e per praticare la carità? Se l’animo è occupato dalla paura e agitato, dove troverà dimora la speranza? Se uomini e donne vivono senza riconoscere di essere creature di Dio, amate e salvate, come sarà possibile che la vicenda umana diventi “divina commedia”?”.

Un occhio di riguardo l’arcivescovo lo ha anche per i giovani, che sono privati dei loro compagni, della loro routine, della scuola da più di dodici mesi: “La chiesa ambrosiana, coerente con la sua tradizione, offre strutture e percorsi per accompagnare con gli oratori, le scuole, lo sport, le iniziative aggregative, i movimenti ecclesiali. Ma serve una alleanza: per condividere una visione delle priorità, per convergere di fronte a sfide formidabili, per accompagnare percorsi complicati. Famiglie, chiesa, scuola, sport, cultura in genere, istituzioni sono chiamate all’alleanza per affrontare l’emergenza educativa”.

Redazione

 

 

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