Economia

Assicurazioni: «Sui BTp vincoli normativi, serve più dialogo»

Il settore assicurativo è un grande investitore in titoli di Stato italiani ma le regole di Solvency hanno indubbiamente limitato la capacità del comparto di assorbire i Btp. È questa, in sostanza, la risposta del mondo delle polizze all’invito promosso dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso dell’Insurance Summit 2023 del Sole 24 Ore, a proposito di un possibile futuro supporto del comparto al rifinanziamento del debito italiano in scadenza. Il primo a rispondere all’appello è stato il ceo di Generali, Philippe Donnet, che ha voluto precisare: «Siamo un interlocutore, siamo disponibili a un dialogo permanente in uno spirito di partnership pubblico-privata, l’importante è che il governo non si ricordi del settore solo quando c’è bisogno». Carlo Cimbri, presidente di Unipol Gruppo e UnipolSai, ha quindi spostato il focus sui vincoli europei: «Come cittadino non posso che sottoscrivere l’invito di Urso, come compagnia lo ho applicato finché è stato reso possibile dalle regole in vigore. Ora dobbiamo investire con logiche che non determinino eccessivi assorbimenti di capitale in caso di shock». Ragione per cui gli investimenti devono essere «diversificati». (Sole 24 Ore)

Il dialogo tra assicuratori e Stato sia comunque fitto lo dimostrano le recenti iniziative dell’esecutivo su catastrofi naturali e Rc auto. «Stiamo andando nella giusta direzione», ha commentato Donnet, riferendosi principalmente all’obbligo di stipula per le imprese di una copertura contro eventi avversi previsto dal Governo a partire da fine 2024. «Sono felice che si vada su questa strada, ma il percorso di concertazione con il settore non è finito. È importante continuare, arrivando a un sistema sostenibile per tutti. Ci vuole un impegno dello Stato», ha aggiunto. Non solo. Cimbri immagina già un aggiustamento in corsa da fare o quantomeno da considerare: «Sarebbe giusto che venga estesa ai costruttori di qualsiasi edificio dal momento che subiscono danni non solo le imprese ma anche le persone». In altre parole per il presidente di Unipol «estendere l’assicurazione a tutti sicuramente garantirebbe una maggior equità». Pensiero, quest’ultimo, condiviso dalla stessa presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina: «Sono anni che noi facciamo presente l’urgenza di affrontare questo tema in una logica ex ante e non in una logica ex post di emergenza e non strutturata. Finalmente l’articolo 24 della legge di Bilancio definisce un sistema di copertura di questi danni per le immobilizzazioni materiali delle imprese. Ci auguriamo che sia seguito anche da una misura per le abitazioni delle persone».

Detto questo il contesto nel quale opera il comparto resta particolarmente sfidante. Perché, se è vero che l’inflazione preme meno che nei mesi scorsi, sul ramo danni c’è ancora parecchia redditività da recuperare. Non a caso il ceo di Generali, Donnet, ha rimarcato che potrebbe essere necessario ritoccare ancora al rialzo i prezzi delle polizze, rimasti fermi per oltre dieci anni. Il Leone sta comunque affrontando questi «scenari complessi su basi solide, Generali è in grado di navigare in qualsiasi tipo di mare. Per fortuna abbiamo ridotto il debito di gruppo, abbiamo ricostruito una posizione patrimoniale solida e riposizionato il business Vita per renderlo meno sensibile ai tassi e stiamo costruendo una piattaforma globale di asset managament. Siamo in grado di affrontare qualsiasi tipo di scenario». Complice il lavoro fatto anche «dal punto di vista delle acquisizioni», ha sottolineato il ceo ricordando che Trieste ne ha realizzate «per più di 7 miliardi, intorno al 25% della capitalizzazione di Borsa del gruppo, nessun altro nel settore in Europa ha fatto qualcosa di più significativo». L’M&A peraltro è stato «perfettamente in linea con la strategia annunciata al mercato e ci ha consentito di rafforzare la nostra leadership, ormai indiscutibile, in Europa». Dalla campagna acquisti è poi avanzato un tesoretto di 500 milioni che, se non utilizzato in altre acquisizioni – al momento non prevedibili ma di certo nel caso nulla di trasformativo – sarà restituito ai soci, come già fatto nel precedente piano industriale.

Un ultimo passaggio, infine, lo merita il piano per l’istituzione di un fondo di garanzia assicurativa. Per Cimbri «è una cosa giusta, visto che i casi come quello di Eurovita non dovrebbero succedere, ma possono accadere». Tuttavia il manager mette in guardia da un rischio: la presenza di un fondo di garanzia, sottolinea più volte, «non deve aumentare la ‘moral hazard’» né «lasciar tralasciare quelle che sono le valutazioni di base che un piccolo o grande risparmiatore deve fare» per evitare il rischio che «rincorra magari facili rendimenti, che vengono promessi da altri». Questo, chiosa, è «un qualcosa da sconsigliare».

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!