Attualità e politica

Spinta delle aziende per garantire un impiego ai detenuti

La chance di reinserimento all’interno della società, per chi sconta una pena in carcere, passa anche attraverso il lavoro.  Un impiego in azienda, che venga assicurato dalle imprese che entrano negli istituti di pena, diventa una possibile garanzia di occupazione all’esterno del sistema carcerario. Per questa ragione è fondamentale che il lavoro dei detenuti non sia esclusivamente alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, ma che sia svolto anche in aziende vere e proprie.

Attualmente in Italia, su un totale di 54.841 detenuti, i lavoranti sono complessivamente 18.654, riporta il Sole 24 Ore. Di questi 16.181 sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, mentre i lavoranti non alle dipendenze dell’amministrazione sono 2.471. 

 Vista la necessità di ampliare il lavoro anche all’esterno dell’amministrazione penitenziaria, sono iniziate le trattative per iniziative che favoriscano l’attività imprenditoriale in carcere. A giugno, per esempio, c’è stata una svolta con il mondo delle telecomunicazioni. Grazie a un Memorandum d’intesa del programma Lavoro carcerario siglato dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, nove aziende (Fastweb, Linkem, Tiscali, Sky, Telecom Italia, Vodafone e Windtre) porteranno avanti attività di rigenerazione degli apparati terminali di rete, tramite laboratori dedicati all’interno delle carceri coinvolgendo fino a 200 persone tra gli istituti di Lecce, Roma Rebibbia, Torino e Uta (Cagliari).

Vista la presenza di 2.326 detenuti che possiedono i requisiti potenziali (personali e di legge) per poter lavorare anche all’esterno. Un’altra attività che è stata proposta, alla quale hanno aderito Open Fiber, Sielte e Sirti, è la realizzazione delle reti di accesso. Questa iniziativa prevede che i detenuti possano lavorare anche all’esterno del carcere, per realizzare la posa e giunzione delle reti in fibra ottica.

In fine, in via di sviluppo anche il protocollo del 19 ottobre, con cui si prevede che i detenuti di dieci province delle regioni Abruzzo, Lazio, Molise, Marche e Umbria possano avere l’occasione di lavorare nei cantieri di oltre 5mila opere di ricostruzione pubblica e in quelli di 2.500 chiese danneggiate dal terremoto 2016.

A favorire l’attività imprenditoriale in carcere, sicuramente sono anche i benefici della legge Smuraglia, per la quale le aziende che assumono detenuti o internati all’interno degli istituti penitenziari o lavoranti all’esterno, possono giovarsi di un credito d’imposta per ogni lavoratore assunto, nei limiti del costo per esso sostenuto, di 520 euro mensili.

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!