Economia

Su imprese e contribuenti gravano 28,8 miliardi di maggiori tasse rispetto all’Eurozona

Sulle imprese e sui contribuenti italiani gravano 28,8 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media dell’Eurozona: questo tax spread si traduce in conto da pagare di 488 euro pro capite in più rispetto alla media europea. Al peso del fisco si aggiunge il caro-bollette: nell’ultimo anno il costo dell’energia elettrica per una Pmi italiana è superiore del 35,6% rispetto alla media europea, mentre il costo del gas supera del 31,7% la media Ue. La competitività delle imprese è minata anche dal costo del denaro: a causa della stretta monetaria e del caro-tassi, le piccole imprese, tra luglio 2022 e luglio 2023, hanno pagato 7,4 miliardi di maggiori oneri finanziari. (Sole 24 Ore)

È il quadro tracciato dal Rapporto di Confartigianato, che all’assemblea annuale ha quantificato l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese che pesa lo 0,82% del Pil, pari, quest’anno, a 16,8 miliardi di mancata crescita. L’indicatore di maggiore pressione burocratica sulle imprese elaborato da Confartigianato, colloca l’Italia al 3° posto tra i 27 paesi Ue, dietro a Romania e Grecia e davanti a Francia (4° posto), mentre sono in posizioni migliori la Spagna (6° posto) e la Germania (18° posto).

Nella relazione il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha sottolineato come 1,4 milioni e mezzo di artigiani, di micro e piccole imprese italiane, con 11 milioni di addetti, sono «il motore del made in Italy che va alimentato con il carburante della fiducia. Abbiamo bisogno di un ambiente favorevole al fare impresa», ricordando che tra novembre 2023 e gennaio 2024 copriranno il 59,6% del totale delle assunzioni previste dalle imprese.

Sulla Manovra il presidente di Confartiginato «riconosce al Governo l’impegno per riformare il contesto in cui si muovono le imprese sui fronti del fisco e della burocrazia, per cercare un equilibrio», tuttavia «c’è ancora molto da fare per liberare le nostre energie.
Serve un fisco equo e sostenibile».

Anche le Pmi devono fare i conti con la difficoltà di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro che interessa tutto il sistema produttivo. Nel 2022 è stato difficile trovare le figure cercate per 1,4 milioni di lavoratori, anche a causa di un sistema scolastico disallineato rispetto alle richieste delle imprese. «Servono nuove politiche formative e incentivi all’apprendistato perché le nostre imprese possono creare lavoro ma mancano i lavoratori», ha detto Granelli.

Il mismatch tra domanda e offerta per le piccole imprese è quantificato in 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto persi per i posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi. Tutto questo mentre 1,5 milioni di giovani 25-34 anni restano fuori dal mercato del lavoro, numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea per giovani inattivi.

Redazione

 

 

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