Attualità e politica

Di Dio (Confcommercio): “Alle imprese nessun aiuto significativo, la tenuta sociale è a rischio”

Oggi a Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni, protesteranno i commercianti con cartelli che recitano “Commercianti e professionisti in ginocchio”. Patrizia Di Dio, numero due di Confcommercio nazionale e presidente provinciale di Palermo, ha lanciato l’allarme sul rischio che il ceto medio di questo passo possa finire in rovina.

“Succede che eravamo abituati all’enorme problema dei venti-trentenni che non trovano lavoro e che vivono ancora a casa con i genitori, il ceto medio che a Palermo, dove il 70% del Pil è legato alle piccole e medie imprese, o è dipendente pubblico o ha investito in attività commerciali. Succede che adesso i padri di famiglia che hanno figli adulti a carico, per sopravvivere devono attingere dalle pensioni dei loro genitori, i nonni, perché dopo un anno di Covid hanno esaurito tutto quello che avevano da parte. E, se non ce l’avevano, si sono indebitati. Succede che adesso la tenuta sociale è a rischio”, spiega Di Dio in un’intervista a Repubblica.

Una delle piaghe emerse con la pandemia è quella dei nuovi poveri: “L’anno scorso, a Pasqua, abbiamo creato un fondo che ha raccolto in pochi giorni più di 10mila euro: un conto corrente che abbiamo dato in gestione alla Caritas che ha stimato almeno 5mila nuovi poveri. Basti pensare che la metà dei nostri 10mila associati non hanno potuto pagare la quota, da 180 a 480 euro l’anno”.

I ceti medi, che prima andavano avanti con i profitti delle attività commerciali, che ora da mesi sono chiuse, rischiano di scomparire: “Le imprese sono rimaste fuori da tutto: non hanno ricevuto aiuti significativi e non possono chiedere sostegni al reddito. Si va avanti grazie alla rete di solidarietà familiare, attingendo soprattutto dalle pensioni dei nonni. Ma quanto può durare? Il ceto medio che non guadagna non spende. È un circolo vizioso”.

E i ristori stanziati dal governo non sono sufficienti: “È arrivato più o meno il 15% di quanto si è perduto. La Regione deve intervenire, come ha fatto la Sardegna che ha stanziato 280 milioni a fondo perduto per imprese e famiglie. I primi dati Unioncamere ci dicono che nel 2020 hanno chiuso 3.368 società su 160.987 registrate, il 2%, e 14.806 ditte individuali su 276.619, il 5%. E queste sono solo le chiusure volontarie, alle quali dobbiamo sommare i fallimenti. Pensiamo agli ambulanti che vivono alla giornata”.

La richiesta dei protestanti è quella di “risorse a fondo perduto e una politica che metta sullo stesso piano diritto alla salute e diritto al lavoro”. “Bisogna riaprire, spingendo sulla campagna vaccinale. Da giorni l’Assemblea regionale discute, ma non ho ancora sentito una sola parola sulle imprese”, conclude Patrizia Di Dio.

Redazione

 

 

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