Il secondo trimestre si è concluso con una crescita del 2,7%, secondo i dati dell’Istat che di fatto confermano le stime preliminari diffuse dallo stesso Istituto. La crescita rispetto al medesimo periodo dello scorso anno è del +17,3%.
Come spiega Dario Di Vico sul Corriere della Sera, non dobbiamo farci trarre in inganno da questi dati. Il risultato ottenuto, di + 2,7% nel periodo aprile-giugno rispetto a gennaio-marzo, lascia intendere che la crescita acquisita per il 2021 è del 4,7% e, quindi, a fine anno il Pil oscillerà tra il +5,5% e il +6%. I numeri sembrano dunque essere molto positivi, ma a ben vedere la crescita del +2,7% è stata trainata dai consumi delle famiglie.
Venute meno, almeno in parte, le restrizioni sanitarie, i cittadini hanno inevitabilmente ripreso a spendere e la domanda ha cominciato a ripartire. La crescita è stata trainata in modo minore, invece, dagli investimenti e dall’export.
Inoltre, Di Vico sottolinea altri fattori da tenere in considerazione. Secondo l’ultima indagine a campione del Centro Studi Confindustria sulla produzione industriale che si riferisce al mese di luglio, vi è stato un calo dello 0,7% rispetto al mese precedente, così come è calato l’indice Istat di fiducia delle imprese ad agosto, passando da 115,9 a 114,2 dopo otto mesi di aumento.
Un altro grande nodo da sciogliere per il comparto industriale è la carenza di microchip e il basso approvvigionamento di semiconduttori che sta coinvolgendo i grandi produttori automotive. Anche sulle materie prime, vi sono problemi di rifornimento, il che potrebbe comportare anche un aumento dei prezzi ai danni dei consumatori.