“Una transizione giusta non può danneggiare i lavoratori e le imprese”, parola di Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, reduce dal G20 dei ministri a Napoli, su ambiente, clima ed energia.
“Se lei va per strada e chiede a chiunque: ambiente, clima ed energia sono legati? La risposta sarà sì. Ebbene nessun G20 aveva mai, sottolineo mai, stabilito una correlazione. Quei 20 Paesi che producono l’80% di gas serra, si sono impegnati ad azioni concrete. Che significa intervenire anche su come produciamo l’energia, il vero nodo”, spiega il ministro in un’intervista al Corriere della Sera.
“Cina, Russia e Brasile coerentemente hanno detto che garantiscono di rispettare gli impegni di Parigi. Le sembra poco? È un risultato che nessuno si sarebbe aspettato solo qualche settimana fa”, afferma Cingolani.
Un nodo da sciogliere per la transizione ecologica è quello dell’impegno dei Paesi in via di sviluppo che si vedrebbero particolarmente danneggiati: “Ogni scelta che riguarda l’energia, che è il motore dello sviluppo dei Paesi in termini di lavoro e crescita, richiede un livello di decisioni politiche che un G20 dei ministri non poteva prendere. E che solo un G20 politico dei capi di governo ora potrà adottare. Il nostro compito era far capire che i Paesi più sviluppati sono pronti ad aiutare quelli più svantaggiati con la conferma dell’impegno nel fondo dedicato da 100 miliardi. E che la strada è ormai segnata”, continua Cingolani.
E allora da dove partire? “In Italia ci sono 12 milioni di auto altamente inquinanti. Intanto possiamo pensare a sostituire quelle. Anche con aiuti, con incentivi per l’acquisto di auto meno inquinanti. Transizione significa esattamente questo: passare progressivamente a tecnologie sempre meno dannose per l’ambiente. Senza editti dall’oggi al domani”.
Il Ministro elenca poi alcuni dei progetti contenuti nel PNRR, che, ci tiene a sottolineare, è stato giudicato “eccellente” dall’Europa: “Serve una rete intelligente per gestire una richiesta di elettricità altalenante. Con il Pnrr investiamo su quello. E servono quelle 30 mila centraline di ricarica che ci siamo impegnati ad installare. La produzione elettrica deve diventare sempre più rinnovabile, perché se per far circolare un’auto elettrica uso energia da fonti fossili, o peggio da carbone, non facciamo nessun progresso. Con il decreto Semplificazioni, eliminare quelle strozzature ci permetterà di installare 8 Gigawatt da fonti rinnovabili all’anno per i prossimi 9 anni. È come se otto città all’anno venissero alimentate da energia da fonti rinnovabili. Puntiamo a ridurre del 50% i rifiuti urbani e a frenare il consumo del suolo, che per un Paese come il nostro è fondamentale. Questo per la nostra parte, e non finisce lì: abbiamo individuato 44 famiglie di interventi. Ma se non ci fosse stato il G20, e senza impegni concreti sulla decarbonizzazione alla COP 26 di Glasgow co-presieduta da noi e dagli inglesi, è chiaro che da soli possiamo fare ben poco per il clima e lo sviluppo. I cambiamenti climatici non si fermano ai confini degli Stati”.