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Il momento Draghi è il momento Italia. Dai partiti ci aspettiamo fantasia e concretezza

Si fa un gran parlare degli incarichi futuri del presidente Mario Draghi, al momento si tratta ancora di rumors e ipotesi, l’unico ad essersi pubblicamente espresso per la salita di Draghi al Quirinale è il leader della Lega Matteo Salvini. Al di là di ipotesi e congetture, vi è però una granitica certezza: quello che viviamo è il momento Draghi, e il momento Draghi coincide con il momento Italia. Un’occasione come NextGenerationEu non ricapiterà una seconda volta: “the time is now”, dicono gli inglesi. Il momento è ora.

Fa bene il professore Giulio Tremonti a evidenziare che non esistono “soldi europei”, che i fondi del Recovery Fund sono soldi nostri, che le ingenti risorse a disposizione comprendono contributi a fondo perduto (grants) e una quota rilevante di prestiti (loans). Dunque l’Italia si indebita per realizzare un ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza, un piano che potrebbe cambiare il volto del paese. Sta a noi cogliere questa opportunità, realizzare le 48 riforme indicate minuziosamente nel Pnrr, con tanto di cronoprogramma che concentra nei prossimi tre mesi uno sforzo decisivo per ottemperare ai requisiti e alle condizioni poste da Bruxelles.

Il momento Draghi è il momento Italia perché non ricapiterà una seconda occasione per realizzare progetti volti a dotare il paese di infrastrutture all’altezza di un grande paese, membro del G7, la prima manifattura d’Europa e il giardino del mondo per vocazione turistica. Per mettere a segno un vasto programma di transizione ambientale e innovazione digitale che trasformi parole come 5G, intelligenza artificiale, rinnovabili, idrogeno, biogas, mobilità sostenibile in opportunità di business e lavoro.

Per tornare ad essere competitivi, in una crisi drammatica dove il 40 percento delle aziende rischia di chiudere per sempre, i partiti che compongono questa “strana maggioranza” devono lasciare da parte bandierine ideologiche e questioni politicamente sensibili per riconoscere al momento Draghi la sua unicità. Senza una profonda riforma della pubblica amministrazione e della giustizia, Bruxelles non concederà all’Italia gli aiuti richiesti. Non è questo il momento per chiedere la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente (beninteso, è una battaglia sacrosanta ma la Lega ha scelto i referendum dei radicali perché lo spazio parlamentare, in questa fase, non c’è). Pure il Pd, anziché insistere su questioni divisive come ius soli e ddl Zan, dovrebbe impegnarsi a formulare proposte concrete per ridare fiato alla classe media italiana, per creare opportunità di lavoro, per abbassare il carico fiscale su aziende e partite Iva.

Annalisa Chirico

Redazione

 

 

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