Attualità e politica

Schwazer, provette manipolate: le motivazioni del gip

Il gip di Bolzano Walter Pelino nelle sue 87 pagine depositate ieri ha stabilito che l’accusa di doping per Alex Schwazer va archiviata perché l’atleta “non ha commesso il fatto” e anzi è stato incastrato. Le sue provette sono state manipolate e alterate affinché risultasse positivo ai test.

Come racconta Repubblica, restano però ancora delle domande aperte: chi ha manualmente inserito del testosterone nelle urine? Cosa succede alla squalifica del marciatore di otto anni?

Ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò ha subito contattato Schwazer e il suo allenatore Sandro Donati per accoglierli nella squadra in partenza per le Olimpiadi di Tokyo. Però la squalifica resta e potrà essere revocata solo dal Tribunale arbitrale dello sport, al quale Schwazer dovrà presentare ricorso portando nuovi elementi.

Tra questi potrebbero sicuramente esserci le pagine depositate da Walter Pelino, in cui il lavoro del procuratore capo Giancarlo Bramante viene duramente contestato: “La ricostruzione nella richiesta di archiviazione è debole, ha trascurato elementi rilevantissimi di prova, manca la deliberazione complessiva degli elementi probatori, il pm si è fermato a metà del guado, si è limitato a parlare di opacità, ma l’opacità è una categoria della visione non una categoria giuridica”, si legge. Ma non solo, demoliscono anche la Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, e la Federazione internazionale di atletica leggera, ex Iaaf, oggi Wold Athletics. Pelino sostiene che siano stati “assolutamente autoreferenziali, controllori che si controllano da soli, in un sistema in cui gli atleti sono senza alcuna garanzia rispetto ai peggiori intrallazzi, i periti hanno mostrato alterigia baronale e pressappochismo”.

Il gip di Bolzano ritiene dunque che si siano verificate tre fattispecie di reato nel tentare di nascondere la manipolazione, a partire dal falso ideologico: è stato dichiarato che nella provetta B c’erano sei millilitri di urine, al fine di non consegnarla, quando in realtà la quantità era tre volte più consistente.

Si passa poi alla frode processuale: i vertici della Iaaf hanno esercitato pressioni sul laboratorio “affinché questo si allineasse, come poi ha fatto, alla federazione di atletica”, come si evince dalla mail hackerate. Infine, falso ideologico, frode processuale e reato di diffamazione a carico dei professori chiamati dalla Wada per una consulenza per dimostrare che l’alta concentrazione di dna nelle urine, che ne provava l’alterazione, era fisiologica.

Per Pelino sono stati prodotti “atti falsi e decettivi che hanno tentato di inficiare i dati emersi dalla perizia”.

Redazione

 

 

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