EconomiaFINANZA

L’oreficeria italiana ha perso il 28,8% dei ricavi e riparte dai mercati esteri

L’industria italiana dell’oreficeria, argenteria e gioielleria (Oag) esporta l’87% della produzione principalmente nei mercati di Cina, Stati Uniti, Emirati Arabi e Giappone. Secondo le stime del centro studi Confindustria Moda, anche il settore ha subito la crisi e il crollo dei ricavi nel 2020 dovrebbe attestarsi attorno al 28,8%.

Come racconta il Sole 24 Ore, Federorafi ha calcolato un crollo nel primo trimestre (-42,6%) con un progressivo rallentamento del tasso di caduta fino al terzo trimestre (-17,5%), ma poi negli ultimi tre mesi dell’anno un ulteriore peggioramento (-20,2%).

Un anno duro, dunque, per le oltre 7.300 aziende, per circa due terzi con fatturato sotto i 5 milioni e meno di 10 dipendenti. Nell’ultimo trimestre dell’anno, però, è diminuito il ricorso agli ammortizzatori sociali e il calo degli ordinativi è andato diminuendo.

Ciò che potrebbe aiutare il settore a risollevarsi sono le fiere: “Per questo, in collaborazione con l’Ice, stiamo mettendo a punto un progetto di customizzazione e-commerce B2C in Cina attraverso le piattaforme WeChat e JJV che ha già ottenuto il via libera dal ministero degli Affari esteri”, spiega il direttore generale di Federorafi, Stefano de Pascale.

Gli altri mercati strategici sono gli Stati Uniti e il Giappone, ai quali si aggiungono gli Emirati Arabi, dove l’anno scorso l’export è crollato del 50%, ma che fino al 2019 era al secondo posto per esportazioni.

Redazione

 

 

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