La tassa della discordia. Un incentivo per attrarre persone alto-spendenti, che possono avere un impatto sui consumi, e anche porre in essere investimenti finanziari, come era nelle intenzioni, o un regime troppo agevolato per super-ricchi senza apprezzabili vantaggi economici per il paese? Stiamo parlando della «flat tax» applicabile alle persone fisiche che trasferiscono in Italia la propria residenza fiscale, finita anche nel mirino del governo francese. Il regime fiscale, applicabile ai «neo residenti», introdotto con la Legge di Bilancio 2017 prendendo spunto dai provvedimenti già adottati in passato nel Regno Unito e in altri paesi dell’Ue, è finalizzato, infatti, ad attrarre in Italia persone con patrimoni significativi (Corriere della Sera)
Per i «neo residenti» è prevista in via opzionale l’applicazione di un’imposta sostitutiva forfettaria esclusivamente con riferimento ai redditi di fonte estera nella misura di 200.000 euro all’anno. Mentre continuano ad applicarsi le normali aliquote Irpef per i redditi di fonte italiana: prelievo del 43% per i redditi superiori a 50.000 euro, oltre alle addizionali regionali nella misura del 3-4% circa e alle imposte sostitutive dal 12,5% al 26% per gli investimenti finanziari domestici.





