«Altro che Grande Fratello. L’euro digitale è la chiave dell’indipendenza europea». Ne è convinta Angelica Finatti, esperta di blockchain e direttrice commerciale di Fideiussioni Digitali, che sottolinea come, tra innovazione e tutela della privacy, il progetto della Banca centrale europea rappresenti una delle sfide più ambiziose degli ultimi anni, destinata a ridefinire il rapporto tra cittadini, banche e moneta. Un tema che sarà al centro della conferenza «Euro digitale, rete di sicurezza o sorveglianza di massa?» nell’ambito della Privacy Week (dal 27 al 30 ottobre), la rassegna dedicata alla protezione dei dati e ai diritti digitali. (Corriere della Sera)
«L’obiettivo è creare un’indipendenza dai circuiti esteri – spiega Finatti –. Spesso non si comprende fino in fondo il progetto, perché molti pensano che l’euro digitale sia soltanto la digitalizzazione della moneta. In realtà, oggi quando paghiamo in euro passiamo attraverso intermediari che gestiscono carte e circuiti di pagamento: l’euro digitale mira a ridurre questa dipendenza, costruendo un’infrastruttura europea più autonoma e sicura». Nel concreto, l’euro digitale sarà custodito in un wallet, un portafoglio elettronico accessibile tramite App e gestito dalle banche o dalla stessa Bce. Uno strumento pensato per permettere pagamenti istantanei e sicuri, anche al di fuori dei circuiti tradizionali.
Riducendo il peso dei grandi operatori internazionali, il nuovo sistema punta a rafforzare la sovranità tecnologica del Continente. «Affrancandosi dai player esteri, le banche potranno ottimizzare le proprie risorse e ridurre nel tempo le commissioni che oggi finiscono a società extraeuropee – osserva Finatti –. Certo, nell’immediato serviranno investimenti per adeguare l’infrastruttura, ma a lungo termine i benefici saranno evidenti». Oltre alla maggiore autonomia, l’euro digitale apre la strada a nuovi scenari di innovazione. Saranno possibili pagamenti peer-to-peer tra banche e transazioni offline, pensate per garantire continuità anche in caso di interruzioni dei sistemi tradizionali. Un’evoluzione che, secondo Finatti, «può modernizzare il sistema finanziario europeo, purché sia accompagnata da una reale comprensione del suo valore e da una strategia di adozione efficace».
Resta però il nodo della privacy, uno dei temi centrali anche alla Privacy Week. La moneta digitale, infatti, rende teoricamente possibile una tracciabilità più dettagliata delle transazioni rispetto al contante, sollevando dubbi sulla riservatezza dei cittadini. Ma Finatti rassicura: «l’euro digitale garantirà standard di privacy molto elevati e non comprometterà la riservatezza dell’utente. Lo ha sottolineato anche Christine Lagarde, presidente della Bce. Il principio sarà lo stesso del contante: le transazioni restano private, pur avvenendo in forma digitale».
Un’altra sfida cruciale riguarda l’adozione da parte delle banche. «Non tutti gli istituti possono permettersi di aggiornare subito i propri sistemi – spiega l’esperta –. Se l’adozione non sarà diffusa, il rischio è che gli investimenti non portino benefici concreti. Ma nel medio periodo le banche potranno trasformarsi, diventando custodi di asset digitali e protagoniste di un ecosistema più moderno e integrato».





