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Occupazione record e tristi primati: un giovane su cinque è senza lavoro

I dati sull’occupazione continuano a essere molto confortanti. Il record di persone con un lavoro, tendenzialmente stabile, non può che far piacere. Anche l’opposizione dovrebbe farsene merito.
È innegabile che il risultato sia frutto anche delle numerose riforme avviate da dieci anni a questa parte. Ma proprio per questo, tra revisioni al ribasso delle stime di occupazione e prospettive non proprio rosee per settembre e ottobre, è il rallentamento nel processo riformativo che deve destare qualche riflessione. (Corriere della Sera)

Un tasso di disoccupazione sceso al 6% che ci colloca al disotto di nazioni come Spagna e Francia, persino di Danimarca e Svezia, è un buon risultato. L’indice è paragonabile a quello della Germania. Ma è la Germania che può aiutarci a capire qualcosa di più sui nodi strutturali che il nostro Paese non riesce a risolvere. Come il tasso di disoccupazione giovanile: il 18,6%, il triplo della media generale.

È vero che il valore è in discesa, ma la Germania è al 6%. Se un ragazzo su cinque in Italia non ha lavoro, dovrebbe suonare più di un campanello di allarme. È un tema di politiche del lavoro, ma anche culturali. Abbiamo fatto ben poco per collegare scuola e lavoro. Addirittura il provvedimento varato dal governo Renzi — «Scuola-lavoro» — è diventato poi «Percorsi per le competenze trasversali e di orientamento», per tornare oggi a essere «Formazione scuola-lavoro».


In Germania l’Ausbildung (il sistema duale), dà la priorità ai contratti di formazione in azienda (pagati) di durata variabile dai due ai 5 anni a seconda del percorso scelto. A esso sono associati uno o due giorni di scuola a settimana (oppure blocchi di settimane di studio). A volte basterebbe copiare o anche imparare dagli errori degli altri. Ma a giudicare di come e, soprattutto, di quanto «non» si discute dei nostri giovani e della loro preparazione al futuro, è difficile che qualcosa possa cambiare nell’immediato.

Redazione

 

 

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