Per fermare la concorrenza sleale del riso asiatico che danneggia i produttori italiani e non rispetta gli stessi standard di qualità e sicurezza occorre sostenere la clausola di salvaguardia automatica e il rispetto del principio di reciprocità. E’ l’appello lanciato da Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’incontro a Bruxelles della filiera risicola europea organizzato da Ente Nazionale Risi. (Askanews)
Il riso italiano ed europeo, ricorda Coldiretti, deve far fronte da un lato ad una riduzione della produzione dovuta agli effetti perversi dei cambiamenti climatici, insieme ad un aumento significativo dei costi di produzione, e dall’altro ad una concorrenza sleale mascherata dagli accordi commerciali unilaterali EBA (Everything but Arms) che hanno generato una vera e propria invasione di riso asiatico, soprattutto trasformato e confezionato, ma anche greggio.
La Cambogia è passata da 58mila a 132mila tonnellate a dazio zero, diventando il primo Paese esportatore di riso in Europa per il prodotto trasformato, seguita da Tailandia ed India, con cui oggi si sta negoziando anche un nuovo accordo di libero scambio. Paesi, ricordano Coldiretti e Filiera Italia, che non garantiscono il rispetto degli elevati standard sanitari ed ambientali rispettati dai produttori italiani ed europei, come dimostrano anche i dati sulle allerte “Rasff” con il 77% delle segnalazioni in provenienza proprio da India e Pakistan.
“Senza un’autentica reciprocità negli scambi commerciali, la revisione dei dazi e l’introduzione di una clausola di salvaguardia automatica che blocchi le importazioni sconsiderate al superamento di una certa soglia – spiega Cristina Brizzolari, presidente della Consulta Riso Nazionale e di Coldiretti Piemonte – le parole della Vision sul futuro dell’agricoltura restano soltanto vuote promesse che tradiscono gli agricoltori e non danno nessuna garanzia di futuro al riso europeo. Continueremo a mettere in campo ogni strumento per un settore fondamentale per l’agricoltura italiana, l’ambiente, la biodiversità e le persone, a cominciare dall’etichettatura obbligatoria del Paese di Origine, garanzia di trasparenza per il consumatore”, conclude.