Economia

Cina: frena la corsa dell’export. Crollo verso gli Usa

A conferma dell’impatto sul commercio globale della guerra dei dazi scatenata dagli Stati Uniti, a maggio le esportazioni cinesi sono complessivamente cresciute al ritmo più basso da tre mesi, in buona parte a causa del crollo di quelle dirette verso gli Usa. Contestualmente le pressioni deflazionistiche sono aumentate, con i prezzi alla produzione che hanno registrato la contrazione più forte da quasi due anni. (Sole 24 Ore)

Il mese scorso le esportazioni cinesi verso il resto del mondo sono cresciute del 4,8% su base annua, in frenata rispetto all’8,1% registrato ad aprile e al di sotto del 5% medio previsto da un gruppo di economisti sondati dall’agenzia Reuters. Le importazioni sono diminuite del 3,4% anno su anno, in netto peggioramento rispetto al calo dello 0,2% di aprile. Le aspettative erano di una contrazione molto più modesta, inferiore all’1 per cento.

Buona parte della flessione dell’export cinese è da imputare alle tensioni con gli Stati Uniti: i dati doganali mostrano che le esportazioni da Pechino verso gli Usa sono crollate del 34,5% su base annua, ampliando il calo del 21% registrato di aprile. Anche i flussi dagli Stati Uniti verso la Cina sono diminuiti ulteriormente, in calo del 18,1% rispetto al -13,8% di aprile.

«La crescita delle esportazioni è stata probabilmente frenata dai controlli doganali, legati alle limitazioni all’export», spiega Xu Tianchen, senior economist dell’Economist Intelligence Unit, osservando che le esportazioni di terre rare (diventate un’arma negoziale contro gli Usa) lo scorso mese si sono quasi dimezzate, mentre quelle di macchinari elettrici sono rallentate significativamente.

La tregua negoziale di 90 giorni concordata tra Washington e Pechino evidentemente non è bastata a limitare l’impatto delle politiche commerciali dell’amministrazione Trump. I rappresentanti delle due economie più grandi del mondo si incontrano oggi a Londra per riprendere i colloqui dopo una telefonata tra i loro leader avvenuta giovedì.

L’avanzo commerciale cinese di maggio si è attestato a 103,22 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 96,18 miliardi del mese precedente. Altri dati pubblicati lunedì hanno mostrato un calo delle importazioni di petrolio greggio, carbone e minerali ferrosi, sottolineando la fragilità della domanda interna. A maggio la crescita delle vendite al dettaglio è rallentata.

I dati sui prezzi alla produzione e al consumo hanno mostrato un peggioramento delle pressioni deflazionistiche. L’indice dei prezzi alla produzione (Ppi) è sceso del 3,3% a maggio rispetto a un anno fa (la flessione più forte da 22 mesi) dopo un calo del 2,7% ad aprile. Anche i prezzi al consumo hanno continuato a scendere, anche se a ritmo più lento, registrando un calo dello 0,1% su base annua.

L’indice dei prezzi core, che esclude i beni volatili come alimentari e i carburanti, ha registrato un aumento dello 0,6% su base annua, in lieve accelerazione rispetto al +0,5% di aprile. Secondo Zichun Huang di Capital Economics, il miglioramento dell’indice core appare «fragile». «Continuiamo a pensare – spiega – che la persistente sovracapacità produttiva manterrà la Cina in deflazione sia quest’anno che il prossimo».

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!