“Questa, come alcune tra le grandi epidemie che hanno marcato la storia, non ha avuto, non ha e non avrà effetti solo sanitari, ma soprattutto non transitori effetti mentali e sociali, economici, politici e geopolitici”. Lo sostiene Giulio Tremonti che ritiene che si stia formando un mondo nuovo e diverso da quello che c’era prima, cambiamento in atto anche negli Stati Uniti, mai stato più evidente come in queste settimane.
Barack Obama al suo primo discorso inaugurale ha fatto leva sul futuro: si è presentato come un uomo nuovo per costruire un mondo nuovo. Il suo discorso utopico è stato seguito da quello di Donald Trump, che è stato diametralmente opposto. Oggi sarà il turno di Biden: “È molto probabile, è anzi certo che il discorso del presidente Biden sia ispirato da sostanziale saggezza. Ma questo può essere solo un principio, necessario ma non sufficiente. Oggi è sempre più chiaro infatti che la politica non può essere più ridotta nell’economia o nella tecnica, è sempre più chiaro che il futuro non può sostituire la memoria e la storia”, sostiene Tremonti nel suo editoriale al Corriere della Sera.
Non si può prescindere per lui dalla memoria e dall’Europa, definita “millenario, classico e insostituibile laboratorio della civiltà”. E in questi giorni, alla luce dei fatti di Capitol Hill e dell’azione di Facebook e Twitter nei confronti del presidente uscente, questa necessità è sempre più importante. “Uno sciamano o cinque giganti della rete: contro la democrazia è stato atto più grave l’assalto a Capitol Hill o la prima grande forma di censura politica, come è stata operata sulla rete bloccando i messaggini di Trump?”.
Oggi quindi, quando la democrazia tornerà sovrana al Congresso americano, è tempo di riflessioni: “Non solo su quanto è stato nei giorni e negli anni appena passati, ma soprattutto sul corso che ha preso e prenderà la storia”.
